La maggior parte delle startup falliscono per motivi che spesso sfuggono agli imprenditori che le hanno lanciate.
Prendendo come punto di riferimento il mercato americano, più denso e foraggiato dagli investimenti, scopriamo che – secondo uno studio dello US Bureau of Labor Statistics – già il 20% delle startup fallisce entro il primo anno.
È un dato che dice molte cose. Un recente sondaggio effettuato da Skynova su un campione di circa 500 fondatori di startup, nel novembre 2022, ha analizzato i motivi per cui si fallisce. Secondo il punto di vista di chi la startup l’ha avviata.
I risultati non sono sorprendenti, ma forniscono più di uno spunto di discussione.
- Anzitutto la mancanza di sostegno economico e segnatamente di investitori: secondo il sondaggio il 47% delle startup è fallita proprio per assenza di finanziamento.
- Collegato al primo punto: finire i soldi. I finanziamenti presenti all’inizio vengono a mancare e così non ci sono più i fondi per andare avanti.
- Non aver previsto né il primo caso, né il secondo. Cioè l’assenza di un piano di finanziamento credibile e tutto ciò che ad esso collegato (come l’aspettativa di generare ricavi entro un tot di round-up di finanziamenti).
Avviare un’impresa è un’esperienza entusiasmante, ma può anche essere rischiosa.
Come nel caso delle imprese tradizionali, anche le startup sono sottoposte alle sollecitazioni del mercato e ai dati macroeconomici. Una diffusa sensazione di recessione, l’aumento dell’inflazione, la concorrenza di fattori geopolitici come una pandemia o una guerra possono avere effetti.
Ma anche in questo caso si tratta di una interpretazione della realtà. Per ridurre al minimo le possibilità di fallimento bisogna tenere conto di tutto.
È difficile, e può sembrare un problema periferico, ma occorre tenerne conto.
Secondo lo stesso sondaggio gli altri motivi per cui una startup fallisce sono:
- Effetti della pandemia (quindi motivi contingenti su scala planetaria);
- Tempismo sbagliato (ad esempio: andare sul mercato quando le condizioni macroeconomiche lo sconsigliano oppure con un prodotto ormai superato);
- Contrasti tra fondatori o divergenze tra gli investitori.
- Sfide dal punto di vista legale (esempio: timore di dover affrontare cause per violazione di brevetti, adempimenti burocrati come ottenimento di permessi, licenze e adeguamento a compliance).
- Assenza di un modello di business. Ovvero non avere chiari i modi in cui si creano ricavi e si sostengono i costi.
- Burnout: sentirsi sopraffatti dagli obblighi che avviare e sostenere la crescita di una startup genera. Stanchezza, depressione, demotivazione in caso di mancata generazione di ricavi o di forti pressioni dagli investitori.
- Incertezze economiche (fattori macroeconomici e geopolitici).
- Assenza o cattiva esecuzione del marketing. Il modo in cui si presenta il prodotto o lo si comunica.
- Prodotto che non è user-friendly, quindi non adatto all’utente che si ha in mente o poco usabile e quindi complicato anche da piazzare.
- Eccessiva concorrenza nel mercato.
- Problemi irrisolvibili nel rapporto tra costi di produzione e prezzo finale.
- Mancanza della domanda (assenza di mercato reale).
- Perdita di interesse nello sviluppo, generata da frustrazione per mancati ricavi oppure perché ci si concentra su altro.
- Assenza di una cosiddetta pivot strategy: cioè la capacità di adeguarsi a un cambiamento necessario e indispensabile (rimodulare prodotto, rivolgersi a un altro mercato, cambiare business model, cambiare brand e così via).
- Fallimento dell’espansione geografica. In alcuni contesti c’è una forte concorrenza da ogni parte del mondo, perché si va su mercati sovrannazionali. L’espansione territoriale è importante per catturare più domanda, ma quando fallisce il destino della startup è segnato.
- Mercato finanziario in crisi: si trovano meno investitori e le prospettive di crescita calano in modo brusco.
- Non disporre dei giusti collaboratori. Le startup migliori tendono a crescere intorno a un nucleo formato dai fondatori più dei collaboratori, se questi non danno un apporto o non c’è armonia, prima o poi si paga il prezzo.
A parte la contingenza di fattori esterni, sempre più startup falliscono perché non riescono a trovare finanziamenti. E questo segnala ovviamente l’incapacità di apportare dei cambiamenti o di prepararsi al momento in cui bisogna parlare con gli investitori.
Per questo motivo Fortestream è un valido strumento che aiuta a presentarsi sul mercato al meglio.
I consigli di chi è già passato
Per aumentare le chance di successo, chi ci ha già provato consiglia:
- Di fare molta più ricerca e informarsi meglio, soprattutto all’inizio e ancora meglio prima di fare un qualunque passo. Si dice spesso che l’informazione è potere, ma nel caso delle startup è indispensabile. Non avere una conoscenza approfondita del proprio settore e del panorama in cui si andrà a operare può essere una ricetta per il disastro.
- Migliorare il proprio business plan. E non solo a parole. Occorre muoversi a seconda di come va il mercato. Quando si fa una ricerca sul settore, è importante capire le tendenze, gli attori principali e le potenziali opportunità. Quali sono le tendenze principali del settore? Chi sono i principali concorrenti? Quali sono le opportunità disponibili?
- Conoscere il mercato. Quando si fa una ricerca sulla concorrenza, è importante capire i loro prodotti e servizi, i loro prezzi e la loro base di clienti. Quali prodotti e servizi offrono? Come vengono fissati i prezzi dei loro prodotti e servizi? Chi sono i loro clienti?
- Conoscere il cliente ideale. Quando si fa una ricerca sul consumatore potenziale, è importante capire le sue esigenze e i suoi desideri. Di cosa ha bisogno? Cosa desidera? In che modo il prodotto o servizio risponderà alle sue esigenze e ai suoi desideri?
- Bisogna migliorare il marketing, la comunicazione, fare una strategia che abbia impatto e che valorizzi il prodotto e la vocazione della startup.
- Non bisogna accontentarsi del primo finanziatore e investitore che passa o che dà fiducia. Più soldi si raccolgono (e da fonti differenziate) e meglio è.
- Una volta che si hanno i soldi in mano, occorre spenderli bene e non buttarli in progetti utopici o irrealizzabili.
- Bisogna essere disposti ad apportare modifiche alla propria idea iniziale. A concepire un prodotto migliore, a lavorare a fondo su di esso, cercando di individuarne le criticità.
- Scegliere collaboratori di valore. Avere la capacità di delegare e assegnare competenze, fidandosi della professionalità altrui. Non indugiare nel micro-management che è un vero killer delle startup.
Gestire tempo e risorse
Una volta avviata l’attività, è importante assicurarsi di gestire efficacemente il tempo e le risorse.
Il primo passo è creare un programma di lavoro, fondamentale per mantenere la rotta e ad assicurarsi che il tempo non venga sprecato.
Il passo successivo è creare un budget collegato al proprio business plan. È importante tenere traccia delle spese e assicurarsi di non eccedere. Se la maggior parte delle startup cede per mancanza di fondi, è anche perché questi finiscono prima di aver raggiunto il minimo obiettivo.
Infine, è importante monitorare i progressi. La tecnologia consente metodi di misurazione affidabili e moderni.
Sviluppare il proprio marchio
Lo sviluppo del proprio marchio è una parte essenziale per evitare il fallimento della startup. È importante avere una chiara comprensione di cosa rappresenta la startup e quali valori possiede.
Essere coerenti con questi permette di avere una bussola da seguire nelle sfide future. Se i consumatori – anche inconsciamente – condividono i valori, potrebbero trovarsi spiazzati se si abbandona questa strada.
Occorre poi dare sostanza a queste idee: stabilire una presenza online con un sito web ufficiale, curare la presenza nei social media, creare contenuti di valore di ogni tipo e coinvolgere gli utenti.
Ciò può significare ospitare eventi, webinar e frequentare panel e fiere di settore.
In conclusione, per evitare di fallire come tante altre realtà occorre puntare su due elementi.
- Una ricerca assidua, costante, una vera informazione. Gli errori da rookie perlopiù sono dovuti a inesperienza, ma anche alla pigrizia nel non informarsi abbastanza e nel credere ciecamente in elementi immateriali e non misurabili come “il genio” o “il talento”.
- Puntare su un prodotto che davvero spacca, nel senso che fornisce un cambio di prospettiva. Tanti aspiranti startupper si concentrano nell’inventare nuovi prodotti, nuove app, ma l’esperienza insegna che i soldi si fanno migliorando e ottimizzando i processi esistenti. E a volte il miglioramento introdotto da un prodotto è così epocale da cambiare il panorama di un mercato (pensa, come esempio, all’impatto avuto dal connettore USB-C, che sta mandando in pensione il mini USB per il semplice fatto di essere simmetrico).
Fortestream può darti indicazioni precise sulle possibilità di successo della startup, dandoti le indicazioni giuste per trovare finanziamenti e crescere.